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Stai leggendo il capitolo: L’AGONIA DELLA CRITICA MUSICALE Scritto da
jazzbeater
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Persona |
Titolo |
jazzbeater
9/8/2006
16.24.37
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L’AGONIA DELLA CRITICA MUSICALE
A chi si interessa di musica e di educazione musicale nel nostro paese, non può essere sfuggito il lento agonizzare della critica musicale che sembra essere totalmente scomparsa dai nostri giornali. Per la musica si registra un quasi totale blackout, interrotto, a sua volta, solo da occasionali eventi di grande richiamo o dai fatali lutti di personalità della cultura.
Nel nostro paese assistiamo impotenti ad un degrado del dibattito culturale che tende ad assumere sempre più caratteristiche settarie e ad abbandonare gli spazi della grande comunicazione ormai egemonizzata dal gossip. Infatti in una breve intervista Mario Lavagetto, studioso e critico letterario, afferma: ''Credo che se uno di noi sfogliasse qualche numero di giornale di venticinque anni fa, ne ricaverebbe una specie di shock osservando quanto vistosa sia la restrizione degli spazi oggi destinati a un effettivo lavoro di informazione e di valutazione degli eventi culturali, rispetto ad allora.''
Non si corre il rischio di essere considerati nostalgici se si coltiva qualche rimpianto verso un periodo in cui al dibattito sulla vita musicale partecipavano attivamente persone del calibro di Massimo Mila! Certamente i tempi cambiano, ma si può pensare che la formazione musicale ed estetica delle giovani generazioni non venga fortemente deprivata se si realizza esclusivamente in luoghi preposti come la Scuola, il Conservatorio, l'Università?
Tutti possiamo osservare che viviamo in una situazione di assoluto dominio di una bagarre mediatica centrata su una proposta televisiva monovalente. In quest'orbita sembra ormai irretita la carta stampata, dove si parla del mondo come se il mondo fosse la televisione, e un fatto è tale solo se viene presentato sul ''piccolo schermo'' (sempre più grande).
Ci si domanda, allora, se sia giusto che, chi si occupa di formazione, possa assistere silenziosamente a questo degrado. Ci si domanda come mai, giornali di grande tradizione e quelle forze politiche per le quali l'arte e la cultura costituiscono valori irrinunciabili, non facciano qualcosa per modificare questa situazione.
Pertanto si sente il dovere di richiamare l'attenzione di chiunque sia sensibile a questo problema che non può considerarsi marginale e strettamente legato alla scomparsa della critica musicale sui nostri quotidiani, ma si presenta piuttosto come un campanello d'allarme che ci sollecita a mobilitare le nostre energie, nell'auspicio di riattivare un dibattito dove oggi c'è il silenzio. La disattenzione verso la vita culturale trova un immediato riscontro nei tagli alle risorse destinate alle attività artistiche e culturali, per non parlare di quelli imposti al sistema formativo, a cui ci hanno abituato le ultime finanziarie.
Invitiamo pertanto i musicisti, chi si occupa di formazione, addetti ai lavori e gli intellettuali in genere (come suona estranea oggi questa parola) a redigere documenti di protesta e a farsi promotori di iniziative volte ad accendere i riflettori su questo problema.
Quindi, prendendo coscienza che il rischio d'estinzione per la critica musicale è strettamente connesso ad un'offerta culturale che tende sempre di più a chiudersi in stereotipi e in forme distanti dalla sensibilità delle giovani generazioni, si ritiene che l'apertura di un serio dibattito in questo senso possa farci riflettere anche sui modi in cui la musica non di massa viene proposta e sulle nostre pratiche concertistiche. Si sollecita perciò tutti a mobilitarsi inviando lettere ai giornali, aprendo sottoscrizioni parlando in trasmissioni radiofoniche, al fine di far emergere un mondo reale che si spera sia meno apatico e remissivo di quanto i media sembrano mostrarci.
jazzbeater
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